IL MITO DEI TERRITORI PALESTINESI OCCUPATI
- Canal5779
- 4 feb 2019
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 14 feb 2019
(di Julián Schvindlerman)
24/01/2017
"Personal ti dà il benvenuto nei TERRITORI PALESTINESI'. Questo messaggio è comparso sullo schermo del cellulare Personal di un argentino appena atterrato in Israele nel momento in cui ha attivato il roaming, secondo quanto riportato da Radio Jai alcuni giorni fa. Si perdonerà il passeggero se ha creduto di essere atterrato a Ramallah o di aver compiuto un viaggio nel tempo fino all'epoca del Mandato Britannico in Palestina. L'aneddoto non sarebbe di grande interesse se fosse un'eccezione. Così però non è. Di questi tempi, sono praticamente tutti convinti che Israele stia occupando terre palestinesi. L'hanno dichiarato appena lo scorso dicembre (2016, NdT) il Consiglio di Sicurezza dell'ONU (un bell'omaggio di commiato a Israele da parte di Barack Obama) e l'UNESCO l'ottobre prima quando annunciò che il Muro del Pianto è un luogo di culto esclusivamente islamico (da cui verrebbe da pensare che il principale riferimento religioso ebraico sarebbe sotto occupazione... ebraica). I principali canali d'informazione fanno continuamente riferimento alla 'occupazione israeliana dei territori palestinesi'. Ma è giusto esprimersi in questi termini? Per la delusione di molti, no. Proprio per niente.
L'espressione 'territori palestinesi occupati' contiene tre parole, delle quali una è neutra (territori), una (occupati) è opinabile e la terza (palestinesi) è sbagliata. Prima di utilizzare questa espressione in un qualsiasi testo, qualsiasi giornalista o editore di testate internazionali dovrebbe farsi un paio di domande. Quando mai questi territori contesi sono stati palestinesi? Il popolo palestinese ha mai esercitato sovranità sopra di essi? Risposte: mai.
Partiamo dalla Striscia di Gaza. Israele l'ha governata dal 1967 al 2005, anno in cui vi si ritirò completamente in seguito a una decisione unilaterale, cedendola all'Autorità Palestinese che a sua volta la perse in seguito a un confronto -prima elettorale, poi violento- con Hamas. In precedenza era stata nelle mani degli egiziani, dei britannici e degli ottomani; un impero musulmano, non arabo. Oggi si trova sotto un governo palestinese jihadista. Si potrebbe allora dire che oggi Gaza è territorio palestinese, ma non certo che è sotto occupazione israeliana. Quindi, 'territorio palestinese occupato' non è. Ma c'è di più: si potrebbe sostenere che fino a quando vi non si costituisca uno Stato palestinese, quella terra non è sovranamente palestinese dato che a gestirla è un gruppo terrorista nemmeno riconosciuto come soggetto internazionale dalla gran parte della comunità delle nazioni.
Passiamo alla Cisgiordania. Ad oggi la zona è suddivisa in tre settori che prevedono l'amministrazione civile e militare, in congiunto o separata, di Israele e dell'Autorità Palestinese. Nonostante quasi il 100% della popolazione palestinese si trovi sotto il governo palestinese, Israele ne controlla la maggior parte secondo quanto stabilito con gli Accordi di Oslo di metà anni Novanta. In precedenza, Israele risultava esserne l'unico governatore dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967. Prima ancora, il regno hashemita di Giordania l'aveva controllata a partire dal 1948, subentrando alla Gran Bretagna che l'aveva fatto dal 1920 in base al mandato ricevuto dall'allora Società delle Nazioni. Andando a ritroso, il precedente governatore era stato l'Impero Ottomano che controllò questa regione e gran parte del Medio Oriente per più di seicento anni a partire dal 1300. Continuando ad andare indietro nel tempo, arriviamo ai regni ebraici di David e Salomone, prima dell'era moderna, scenario che deve provocare imbarazzo nei palestinesi. Mai, lì, ci sono stati uno stato o una repubblica palestinese. Conseguentemente, territorio -occupato o no- palestinese, la Cisgiordania non è.
Forse però qualcuno potrebbe obiettare: "Ma l'ONU non ha appena dichiarato tutta la Cisgiordania territorio palestinese?" Sì, l'ha fatto.E ha anche vergognosamente definito il Sionismo una forma di razzismo, nel 1975, per poi annullare quella dichiarazione sedici anni più tardi. È da lungo tempo che l'ONU ha un atteggiamento ostile nei confronti di Israele, e i suoi ultimi due segretari generali l'hanno ammesso. L'anno scorso (2016, NdT) Ban Ki-moon ha dichiarato: "Decenni di manovre politiche hanno generato un volume sproporzionato di risoluzioni, rapporti e conferenze contro Israele. In molti casi, invece di aiutare la causa palestinese questa realtà ha ostacolato il corretto intervento dell'ONU secondo il ruolo che le compete". Nel 2006, Kofi Annan ha ammesso: "Per un verso, chi è a favore di Israele sente che esso è duramente giudicato secondo norme che ai suoi nemici non si applicano. E non c'è alcun dubbio che questo accada troppo spesso, soprattutto nell'ambito di alcuni organismi dell'ONU".
Più che ciò che dichiara la super politicizzata ONU nel suo distretto orwelliano, quel che davvero conta è la verità storica. Le nazioni hanno ognuna i propri interessi da tutelare e i politici fanno il loro mestiere in quella sede. Ai giornalisti e agli editori di testate internazionali, però, la politica non compete (e immagino nemmeno alle alte sfere di Personal). È curioso come gli stessi che si son detti allarmati per le presunte false notizie della campagna di Donald Trump e hanno dato vita al nuovo concetto di 'post-verità' -che non è altro che un maniera alla moda di definire le menzogne- abbiano perpetuato una falsità storica di prim'ordine: il mito dei 'territori palestinesi' occupati.
Traduzione di Andrea Ciprandi

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